Prima di tutto,   c’è modo e modo di porre domande. Chiedere a una mamma particolarmente brutta se il suo bambino, particolarmente bello, che porta sul passeggino è adottato, ha un suo fondamento logico, ma dimostra una scarsissima capacità empatica e di analisi delle implicazioni del proprio operato.
Inoltre, porre domande comporta sempre dichiarare la propria ignoranza, e se essa è causata dalla propria stupidità e incapacità di acquisire informazioni e non dalla impossibilità di procurarsele, ecco che porre certe domande identifica immediatamente la persona come stupida.

Porsi domande è segno di intelligenza viva, se le si considera come uno stimolo ad acquisire, con lo studio e l'esperienza, le relative risposte. 

Porre domande solo per placare l'ansia che deriva dalla propria ignoranza, anziché interrogarsi sul motivo per cui esse emergono, su quali possano essere le risposte, quali le motivazioni e le implicazioni, significa dichiarare di essere incapaci di apprendere. Non è segno di curiosità, ma di stupidità. Solo dopo aver cercato di darsi una risposta alle proprie domande, ed essersi formati almeno un'idea del loro significato e delle possibili risposte ad esse, è non solo lecito, ma doveroso porre domande per avere chiarimenti, risolvere dubbi o incomprensioni, a chi ne sa più di noi. 

Essere disinformati non è una colpa solo se ci si attiva per informarsi seriamente alla fonte, non se si passa il tempo a porre domande a chiunque sembra in grado di fornire una risposta. Così non si impara niente e si soddisfa solo la propria infantile curiosità.


I bambini fanno domande, e devono farle, perché non hanno ancora sviluppato gli strumenti culturali e cognitivi per accedere alle fonti di informazioni corrette  adeguate ai loro interrogativi. Gli adulti, invece, i quali anziché ricercare le informazioni che servono ad essi, si limitano a porre domande, dimostrano di essersi sviluppati solo fisicamente, ma non intellettualmente.
Prima di fare domande a chi si ritiene in grado di fornirci le risposte, è necessario acquisire le nozioni di base che consentano di comprendere queste ultime, ma prima ancora è necessario sapere in che cosa consista l’oggetto della domanda, quale sia il suo presupposto, quale il suo fine, quali le sue implicazioni.
Ecco alcuni esempi che, nel nostro settore, denotano il deficit intellettivo e culturale che abbiamo illustrato:
- ma il caffè fa bene o male? (non c’è bisogno di spiegare perché la domanda, più che ingenua, è stupida)
 - la vostra scuola è riconosciuta? (prima di fare la figura degli stupidi, sarebbe meglio informarsi, perché chiunque può accertare che non esistono scuole di naturopatia “riconosciute”)
- con il diploma di naturopata posso esercitare legittimamente la professione? (la professione non è regolamentata, per cui, in teoria e in pratica, la si può esercitare senza alcun diploma, visto che esso non ha valore legale)
- con il  diploma di naturopatia posso esercitare la professione nelle Filippine? (non siamo noi a dover conoscere la risposta a  questa domanda, ma l’ufficio filippino che è adibito per legge a stabilire se una attività può essere esercitata e con quali titoli)
- ma il diploma di naturopata è riconosciuto legalmente in Australia? (se non è riconosciuto legalmente in Italia, dove è emesso, perché mai dovrebbe acquisire validità legale in Australia? per magia?)
- all'interno del colloquio di consulenza, posso porre domande al cliente sulla sua vita psichica e affettiva? (quello che la legge vieta non è informarsi su di essa, ma informarsi a scopo diagnostico e terapeutico, se non si è psicologi abilitati)
- Il vostro Diploma consente di esercitare la professione di naturopata a norma della legge sulle professioni non organizzate del 2013? (la legge sulle professioni non organizzate non disciplina e non regolamenta, nè autorizza nè abilita, all’esercizio di nessuna professione).

Quindi, i nostri allievi tengano sempre presente l'importanza di educare il cliente a partire dalle domande che quest'ultimo pone, perchè solo riconoscendone significato e implicazioni gli sarà possibile accedere a una conoscenza vera, solida e utile, anzichè limitarsi ad ottenere facili risposte. Illustrategli, con cortesia, l'accorgimento seguente: la prossima volta che starà per porre una domanda, chieda a se stesso, prima di esprimerla:
- so che cosa sto dicendo e di cosa sto parlando?
- So se la persona cui mi sto rivolgendo ha titolo, competenza e possibilità di rispondere in maniera informata  e competente alla mia domanda?
- sto formulando la domanda in maniera corretta?
- la mia domanda si fonda su presupposti reali, veritieri o su fantasie, ipotesi o fake news?