Premesso il dato di fatto, universalmente condiviso, secondo cui gli omeopati costituiscono una elite di persone sicuramente dotate di una intelligenza e di un'apertura mentale superiore alla media, e quindi come tali possono essere definiti "diversamente intelligenti", vorremmo qui evidenziare alcune caratteristiche della loro organizzazione mentale che rendono questi personaggi e le loro affermazioni incomprensibili per i comuni mortali.
A proposito della validità ed efficacia della omeopatia come pratica clinica, gli omeopati si dividono in tre categorie:
1) quelli che, come le aziende di produzione di farmaci omeopatici, sostengono e pubblicano studi e ricerche scientifiche che dimostrano inequivocabilmente l'efficacia dell'omeopatia.
2) Quelli che, al contrario, sostengono che non esistono sperimentazioni scientifiche tali da avvalorare la teoria omeopatica, e ne addebitano la responsabilità alla chiusura mentale e agli squallidi interessi economici che caratterizzano la classe medica allopatica.
3) Quelli che, per tagliare la testa al toro, sostengono che l'omeopatia, come tutte le pratiche magiche, non può essere valutata attraverso strumenti scientifici e razionali come quelli della sperimentazione scientifica, ma deve basarsi soltanto sulla esperienza soggettiva, personale e aneddotica, priva di verifiche e non accessibile al controllo circa la veridicità di questi dati.
Non ci sembra occorra aggiungere altro. Chiunque sia dotato di buon senso può comprendere dalla contraddittorietà di queste affermazioni come l'omeopatia continui ad essere da ben 200 anni una pseudoscienza totalmente inutile e oggetto di fede dogmatica da parte dei suoi seguaci sostenitori.
I quali, come tutti i fanatici fondamentalisti, sono assolutamente certi che, entro i prossimi 10 milioni di anni, la fede nell'omeopatia sarà diffusa su tutto il pianeta, dal quale sarà estirpata alla radice la malattia da cui sono affetti coloro che utilizzano l'intelligenza critica e i principi e il metodo scientifico, nel rispetto della verità e del prossimo.
Noi aspettiamo.
dr. Guido A. Morina