In mancanza di regolamentazione legislativa, le affermazioni che circolano sul web ad opera di astutissime organizzazioni commerciali secondo le quali, per praticare la professione di counselor, è obbligatorio per legge essere iscritti a una associazione di categoria sono da considerare ingannevoli e truffaldine.
L'obbligo di versare a qualche organizzazione di categoria privata una sorta di tangente annuale, anche di alcune centinaia di euro ogni anno, per assicurarsi una sorta di protezione nei confronti di possibili denunce per esercizio abusivo della professione e poter continuare ad esercitarla, è totalmente falso e integra la fattispecie della truffa.
Alcune organizzazioni dichiarano anche l'obbligo di stipulare una associazione per la responsabilità civile verso terzi, e c'è anche chi chiede, per stipularla tramite l'organizzazione stessa, ben cinquanta euro.
La Responsabilità Civile Terzi è una assicurazione a favore di se stessi e non di terzi, in quanto pensata per tutelare il patrimonio di chi sottoscrive la polizza ed è una assicurazione contro i danni, ovvero contro la diminuzione del patrimonio dell'assicurato in caso di risarcimento a terzi. Ciò non può avvenire se si svolge una attività legittima di consulenza come quella svolta dai counselor professionisti certificati da Federazione Italiana Counseling, ma solo se sotto il nome di counseling si svolge una attività abusiva di tipo psicologico, ossia di trattamento e cura di disagio e disturbi psichici, attività che la legge riconosce di competenza esclusiva degli psicologi abilitati.
Il lettore deve sapere che nel momento in cui un professionista, che non sia psicologo abilitato, si dota di una assicurazione di questo tipo, riconosce implicitamente ma inequivocabilmente di praticare una professione che comporta rischi, pericoli e danni nei confronti dei clienti.
Ciò significa, quindi, che la professione esercitata non è una legittima attività di counseling, perchè quest'ultima è solo educazione, consulenza e formazione al benessere e, in quanto tale, essa non può per nessun motivo causare danni a terzi. Se invece si dichiara la necessità o anche solo l'opportunità di stipulare tale assicurazione è solo perchè l'attività che si svolge, evidentemente, è suscettibile di causare danni a terzi perchè invasiva o rivolta alla cura di disturbi e patologie. Il che significa ammettere di esercitare abusivamente una attività di tipo clinico-sanitario.
L'aspetto più triste e vergognoso di questa situazione è quello che, confidando sull'ingenuità e l'ignoranza dei loro sprovveduti clienti, decine di queste organizzazioni vivono da anni sulle spalle del prossimo incassando ogni anno centinaia di migliaia di euro senza fare nulla, perchè la quota di iscrizione che richiedono non ha alcuna contropartita reale, dal momento che non fornisce alcun servizio, se non quello di proteggere il sedicente counselor dei danni e dalle spese che potrebbero derivargli da una denuncia per esercizio abusivo della professione psicologica o medica.
Denuncia che non avrebbe ragione di essere sporta se effettivamente la persona svolgesse la professione di consulente per il benessere, ossia di counselor, secondo quanto dispongono le Linee guida europee accolte dalla Federazione Italiana Counseling.